Megera mezza matta,
maga Magò maciullava millepiedi, molluschi; mutilava muli, maiali,
mucche, mozzandogli musi. Molti miscugli mefitici miscelava maneggiando
mestoli, mescolando minestre maleodoranti.
Malgrado macchinasse
marachelle macabre, malinconica meditava:
– Mi manchi. Martedì mi
mandi mimose marcite, mercoledì mattina marionette monche. Ma mostrarti mai, mio mentore? Mica macchierai mutande masturbandoti?!
– Madame! – mago Merlino meravigliò maga Magò materializzandosi
miracolosamente. – Mi menzionavi?
– Mascalzone.
– Mia malvagità, –
mormorò Merlino molestandola, – mietitrice mortale, mefistofelica marmellatina muffita, – morsicava, mugolava mentre
mordeva maga Magò.
– Mollami.
– Mi minacci?
– Macché: musica
maestro!
Mediante melodie magnifiche, mostri metà mannari
metà menestrelli mossero Magò
momentaneamente migliorata mettendosi minigonna, maglietta
modaiola, mascara. Magò manipolava Merlino, maschio matusa, metaforizzando melensaggini mature.
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