Avvisandolo,
alcuni alleati avevano avviato avvenimenti assai angosciosi.
–
Astro abbagliante, – aveva affermato arrabbiandosi, allucinato, – ammettilo
altrimenti ammazzo Agamennone, Aiace, Antiloco! [1]
–
Atena ammattirà.
–
Appunto.
–
Ascolta, amico, – asserì Apollo accarezzandolo affettuosamente, – accertatene
architettando astuzie, anziché affannarti.
–
Afferrato.
Accomiatandosi
accedette all’abitazione: attraversati aia, androne, anticamera, arrivò accanto
all’alcova. Adoperando arnesi atipici assemblava, avvolgeva aggeggi armonizzandoli
all’ambiente attorno. All’apparenza assenti, avrebbero abbindolato anche
ancelle attentissime.
Avvertendo
Afrodite approssimarsi all’alloggio, andò ad annunciarle:
–
Amore, arrivederci all’alba.
–
Altri aiuti agli Achei?
–
Armerò Achille.
–
Auguri.
Andò ad appostarsi, aspettò: avvistò Ares accorrere allupato, Afrodite accolse Ares
abbracciandolo.
Allora,
ancorché anchilosato, accelerò attraversando aia, androne, anticamera: acciuffò Ares appiccicato ad Afrodite, ansimante. Agganciati all’alcova, ammanettati
agli arti abbaiavano.
–
Accoppiatevi adesso, animali!
[1] Il
misterioso protagonista del racconto è Efesto: sta parlando con Elio, il Dio del sole,
che in Omero non coincide con Apollo. I due diventeranno una divinità unica a
partire dai filosofi Presocratici.
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