Cara
Colombina,
capitano catastrofi che conviene comunicare
consumando carta, così considererai con cautela cosa chiedo.
Comincerò citando come ci conoscemmo: celebrando
carnevale con conoscenti, colleghi, cugini, cantando canzonette chiassose che
creavano caos, combattevamo con coriandoli colorati comportandoci come cretini
colossali.
Cenammo – con crostoli croccanti come crackers –
carburandoci con champagne che costava carissimo, circa come certe
crociere Costa.
– Che caldo, – ci colpimmo chiacchierando
casualmente – credo che caverò…
–
Caverai cosa?
–
Chissà.
–
Cara, – continuai con civetteria – confidami come conquistare Colombina.
–
Catturami.
Conducendola cambiai
camera chiudendola col catenaccio: ci cavammo costumi, canottiere, calze;
ci carezzavamo, ci coccolavamo contorcendoci con cupidigia carnale che… ci
consumava, ciucciandoci come cannibali.
Conseguentemente
credo che capirai cosa chiedo. Cucinami con cipolle, cavoli, carciofini,
cuocimi con criterio: crudo, causerei conati. Catalogami come cibo commestibile
cercando circostanze congeniali che cancellino collegamenti col crimine.
Confesso: covo carcinomi
che crescono con costanza. Contienimi, comprendimi, così coesisterò con chi
considero creatura celeste.
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